Dai dati diffusi qualche tempo fa dall’International Clean Energy Analysis, dal territorio degli USA potrebbero essere ricavati 2.200.000 Km2 di aree da dedicare all’energia eolica. Un potenziale che ne farebbe il terzo Paese del pianeta per quantità di impianti in funzione. Comunque basterebbe anche solo il 20% di questa cifra a soddisfare le esigenze del 33% circa della popolazione. E forse non sarebbe una cattiva idea: preservare una larga fetta di paesaggi installando meno turbine, per poi trovare un sistema – che è “trovabile” – per una resa che sia almeno tre volte più grande.
In Giappone, per esempio, ci sono già arrivati, con un metodo di raccolta efficace e una distribuzione maggiormente capillare dell’elettricità prodotta. La ricerca l’hanno fatta gli accademici di Kyushu: se si riesce a recuperare il vento che di solito si disperde, collegando le pale grazie a una specie di anello, il gioco è fatto!
Così si accumula energia pure nottetempo, da sfruttare il giorno dopo. Aumentando il “materiale” a disposizione, si smetterebbe alla lunga di appoggiarsi a risorse dispendiose, obsolete e inquinanti quali i combustibili fossili e il nucleare. Ci vogliono pazienza e lungimiranza, però.
Erigere e mantenere strutture di questo tipo, tra l’altro, darebbe lavoro a tantissimi operai specializzati. Anzi, sarebbero in parecchi a volersi specializzare.