(Mr. Holmes, GB/USA, 2015) di B. Condon con I. McKellen, L. Linney, M. Parker
Sherlock Holmes, il celebre investigatore creato da Arthur Conan Doyle (ma qui il cantore delle sue gesta è l’ormai defunto amico e collaboratore, il fedele dottor John Watson), ha 93 anni (gli dà volto un truccato McKellen, bravissimo come al solito), si è ritirato a vita privata (non quella viziosa immaginata da Billy Wilder) e si dedica alle sue amate api. Gli ronza intorno pure il vispo e furbetto bambino (Milo Parker, miglior elemento del recente Ghosthunters) della scontrosa e incolta domestica (l’usualmente convincente Laura Linney), al quale impartisce aleatoriamente le sue tecniche deduttive. L’agognata quiete ottenuta dall’indagatore è la scusa per ripercorrere un caso, l’ultimo in ordine di tempo, ovvero l’unica macchia nella sua onorata carriera, riguardante le sorti dell’infelice moglie di un suo cliente. Malgrado i crescenti problemi di memoria, forse non è tardi per capirci qualcosa. I misteri da risolvere, in realtà, sono tre, ognuno su un piano temporale diverso. Eppure si parla con acume di rapporti umani.